Prendere tempo….


 

Il titolo del post è, per me, di stretta attualità. infatti nelle ultime due settimane mi sono preso un pò di tempo e me ne sono andato al mare con la mia famigliola. Durante questo periodo ho staccato la spina ed ho seguito solo marginalmente le vicende economiche europee ed americane. Mi è sembrato che gli avvenimenti degli ultimi giorni siano stati una naturale evoluzione delle problematiche che da tempo discuto nel mio blog.

Prendere tempo è anche il modus operandi delle istituzioni chiamate a risolvere il duro scoglio dei deficit pubblici fuori controllo. La Grecia è solo la punta dell’iceberg di un problema che affligge tantissimi altre realtà europee: Portogallo, irlanda,  Belgio, Italia, Spagna ed americane: USA. La UE, la BCE, l’FMI stanno studiando un sistema per risolvere le problematiche inerenti ai debiti pubblici utilizzando la Grecia come cavia sperimentale. La parte che più preoccupa chi decide il nostro futuro è quella della tenuta sociale di un paese a fronte di manovre “lacrime e sangue” che peggiorano le condizioni di vita della popolazione. Le reazioni del popolo greco saranno determinanti per capire fino a che punto uno Stato può svendere la propria sovranità.

Il focus posto sui problemi ellenici ha un pò messo in secondo piano il possibile default degli USA. In maggio il debito pubblico USA ha raggiunto il tetto massimo fissato dal governo. Ora, entro luglio, il parlamento statunitense sarà chiamato a prendere decisioni in merito ad un ulteriore innalzamento di tale tetto oppure a scegliere strade alternative (quali oltre al default?). Il problema è sito nella perdita , da parte del partito democratico a cui appartiene il presidente Obama, di una delle due camere nelle elezioni di medio termine. I repubblicani, che storicamente difendono i poteri forti e sono fortemente restii ad aumentare le tasse, saranno l’ago della bilancia per quanto riguarda qualsiasi decisione in campo economico.

In questo articolo potrete trovare alcune conferma a quanto vi ho esposto in precedenza: Default per Grecia ed USA

Il problema è che i repubblicani sembra che si siano fatti convincere che un dafult temporaneo (non saprei dirvi come potrebbe essere applicato: non pagando gli interessi? Non pagando i creditore? etc..) possa essere una soluzione alternativa all’innalzamnto del tetto:

Usa, repubblicani valutano possibilità ‘breve’ default

Reuters – 08/06/2011 11:32:22

WASHINGTON/SINGAPORE, 8 giugno (Reuters) – L’ipotesi che un ‘breve’ default Usa sia un prezzo accettabile se coincide con un miglior controllo della spesa da parte della Casa Bianca, un tempo presa in considerazione soltanto da un’esigua minoranza, sta prendendo piede in seno alla corrente di maggioranza del partito repubblicano.

Un crescente numero di esponenti repubblicani non pare disposto a credere alle previsioni dell’amministrazione Obama, che parlano di “catastrofe” economica in caso non venga innalzato per legge il tetto sul debito pubblico. Un periodo di default tecnico, si sostiene, può essere gestito senza precipitare i mercati nel caos.

Esponenti dell’establishment repubblicano tra cui Tim Pawlenty, ex governatore del Minnesota candidatosi il mese scorso alla presidenza, sono faverevoli a un default di breve durata in caso comporti immediati e più radicali tagli alla spesa pubblica.

Jeff Sessions e Paul Ryan, i due massimi esponenti del partito alla commissioni bilancio di Camera e Senato, sono anch’essi del parere che un mancato innalzamento del limite sul debito non innescherebbe immediatamente una catastrofe economica.

L’ipotesi di permettere un breve default tecnico sembra però spaventare la maggioranza degli investitori esteri, tra cui la Cina in qualità di primo creditore Usa.

Non sono favorevoli all’idea nemmeno molti degli osservatori di Wall Street, secondo cui anche il più breve dei default causerebbe una brusca impennata dei rendimenti a livello mondiale e un forte deprezzamento del dollaro, che potrebbe far tornare gli Stati Uniti alla recessione e dare origine a sconvolgimenti dei mercati del calibro del collasso di Lehman Bros.

Tale ipotesi non trova molto concordi gli amici cinesi:

PECHINO (Reuters) – Gli Stati Uniti stanno “giocando con il fuoco” se stanno valutando un default di breve durata, che potrebbe indebolire il dollaro, ha detto Li Daokui, adviser della banca centrale cinese.Parlando a margine di un convegno, Li ha detto che la Cina deve dissuadere gli Stati Uniti da questa ipotesi, ma crede che possa in ogni caso mantenere gli investimenti nei Treasuries Usa.La Cina è il maggior investitore straniero in titoli di stato Usa.L’ipotesi di un “default breve” sta venendo considerata da un numero crescente di esponenti del partito Repubblicano.

Come ricorda l’agenzia Reuters i cinesi possidono una buona fetta del debito a stelle e strisce. Non ci possiamo meravigliare che siano leggermente preoccupate dall’ipotesi di default temporaneo.

Al terzo posto, dopo FED e Cina tra i detentori della carta straccia americana vi sono i giapponesi. Ovvero l’economia con il più alto debito pubblico al mondo (vedi L’impero del sole) alle prese con il problema creatosi a seguito dello tsunami e dei disatri nucleari. L’economia giapponese è ancora in forte contrazione ed anche per questo paese un eventuale default (seppur temporaneo) degli USA sarebbe un’evento terrificante:

Il declino del Pil giapponese nel primo trimestre, innescato dal sisma dell’11 marzo, é stato valutato al 3,5%, contro il 3,7% della stima precedente. Lo ha annunciato il Governo che ha contestualmente annunciato l’ingresso in recessione per il Giappone. Il Pil della terza economia mondiale é diminuito dello 0,9% trimestre su trimestre, una cifra invariata rispetto ai dati statistici preliminari rilasciati il 19 maggio. Il Pil era già sceso nel quarto trimestre del 2010 e il governo ha confermato che il Paese é quindi di nuovo entrato in recessione, da cui era uscito nel 2009, dopo la crisi finanziaria internazionale. Tra ottobre e dicembre, il Pil era calato del 2,9% annualizzato (0,7% trimestre su trimestre, secondo i dati riveduti), indebolita da una caduta dei consumi e delle esportazioni. La ripresa prevista per l’inizio di quest’anno é stata annullata dal terremoto che ha devastato il nord-est dell’arcipelago. I giapponesi hanno ridotto i loro acquisti e i consumi delle famiglie sono diminuiti dello 0,6% rispetto al trimestre precedente. Le esportazioni sono state ostacolate dallo shock sismico e dai danni riportati dalle industrie e sono cresciute solo dello 0,7% per tutto il trimestre, più lentamente rispetto alle importazioni (+1,9%) spinte dai prezzi del petrolio, che hanno pesato sulla crescita. La cifra finale del Pil non é stata così negativa come previsto a causa di un calo delle scorte un pò meno catastrofico di quanto previsto inizialmente.

Prendere tempo…. Questo è quello che chi ci governa sta cercando di fare nella speranza di poter trovare una soluzione ad una crisi che colpisce tutte le più grandi economie mondiali. Per questo, come vi dicevo, la situazione greca con le prossime future evoluzioni sarà fondamentale per capire quale sarà anche il nostro futuro….

A presto!!!!

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